mercoledì 5 dicembre 2018

Che fine ha fatto la regina Nefertiti?

Nefertiti con le figlie. Museo Egizio del Cairo.
La sorte della regina Nefertiti, amata consorte del faraone Akhenaton, è un vero e proprio giallo dell’Antico Egitto. Non sappiamo in che modo finì la sua esistenza terrena, né dove si trovino la sua tomba e la sua mummia. 

Nel corso degli anni sono state fatte molte supposizioni, più o meno fantasiose, ma nessuna è riuscita davvero a penetrare nell’enigma di Nefertiti. Gli egittologi cercano ancora di capire quale sia l’origine dell’oblio che ha avvolto la figura della sovrana dopo l’anno 12 del regno del faraone definito “eretico”, mentre i romanzieri trovano in questo mistero terreno fertile per la loro creatività.

Cosa accadde davvero? Perché Nefertiti avrebbe ceduto il suo posto accanto al faraone alla figlia Meritaton? Cadde, forse, in disgrazia? Morì all’improvviso? Si ritirò a “vita privata”? Non abbiamo certezze, ma possiamo provare a capire di più tornando indietro nel tempo, all’epoca di Akhenaton e della città di Akhetaton, nella diciottesima dinastia (1552-1314 o 1295 a.C.) del Nuovo Regno (1550-1069 a.C.). 


Amenhotep IV regnò da solo dal 1378/1352; della coreggenza con Amenhotep III non sappiamo molto, neppure la durata precisa. Gli studiosi, però, sono quasi certi del fatto che, almeno all’inizio del regno del futuro Akhenaton, non vi fosse alcun conflitto con i sacerdoti di Amon-Ra. 

Lo dimostrerebbero due elementi molto importanti: l’incoronazione del nuovo faraone a Karnak, ovvero il più importante centro religioso dedicato ad Amon-Ra nell’Antico Egitto e il suo nome di incoronazione, cioè “Neferkheperura” (“Le trasformazioni di Ra sono perfette”). 

Ad Amenhotep IV venne data in moglie sua cugina, Nefertiti, nipote di Yuya e Tuya (ricordiamo che la figlia di Yuya e Tuya, Tiy, divenne la Grande Sposa Reale di Amenhotep III e il presunto figlio, Ay, fu reggente di Tutankhamon e, in seguito, faraone egli stesso. Purtroppo le parentele all’interno di questa dinastia non sono sempre certa e si possono trovare, nei libri, interpretazioni differenti. 

Di certo c’è che la famiglia di Yuya proveniva dalla città di Akhmim, nell’Alto Egitto).
Il celebre busto di Nefertiti conservato al
Neues Museum di Berlino.
Nell’anno 2 del suo regno Amenhotep IV decise di elevare Aton al rango di divinità più importante, un ruolo, fino a quel momento, ricoperto da Amon-Ra. Nell’anno 5 iniziarono i lavori di costruzione di Akhetaton la quale, nell’idea del faraone, doveva divenire una nuova Tebe. 

Akhenaton cambiò anche la sua titolatura, dedicandola completamente ad Aton. Sarebbe sbagliato, però, parlare di monoteismo di religione “rivelata”. Il culto di Aton, infatti, non escludeva quello rivolto ad altri dei e il faraone non lo impose al popolo che, al contrario, continuò ad adorare Amon-Ra. 

Tutto ciò non è affatto strano: il livello culturale dei sudditi non era elevato, le tradizioni avevano solidissime radici, mentre le preghiere rivolte ad Aton rimasero, per lo più, confinate nella corte e nella stessa Akhetaton.

Il faraone, dunque, attuò un cambiamento che non scavò solchi profondi nella religione tradizionale e neppure, a ben vedere, sul piano della politica estera. Ne risentì, tuttavia, l’amministrazione e persino l’economia del regno, poiché la fondazione della nuova città, la chiusura di alcuni templi, la riorganizzazione delle competenze dei sacerdoti e l’incameramento dei beni clericali portò a una centralizzazione economica e amministrativa (oltre che, naturalmente, politica) che spazzò via il sistema produttivo conosciuto fino a quel momento. 

Questo non fu il solo cambiamento, anzi, la vera e propria rivoluzione (benché a metà, come abbiamo visto) attuata dal faraone. La sua volontà e la sua concezione del regno e del mondo si estesero anche alla moda, alla letteratura, e all’arte.

Per quanto riguarda la prima, è impossibile non notare, per esempio la fisionomia di Akhenaton nelle rappresentazioni ufficiali: occhi dalla forma allungata e volto appuntito in modo esagerato, estremizzato, tanto da far pensare alla possibilità che il faraone soffrisse di una qualche patologia. 

Nella letteratura, invece, venne privilegiata la lingua parlata anche nei testi scritti, di carattere ufficiale e la poesia. Dal punto di vista artistico le parole d’ordine furono “spontaneità”, “naturalezza”. Nefertiti e Akhenaton, infatti, sono sempre rappresentati insieme nelle cerimonie ufficiali, o negli “appuntamenti mondani”, diremmo oggi con una certa libertà di interpretazione. 

Fin qui nulla di strano, se non fosse per il carattere intimo delle raffigurazioni, in cui sono riprodotte scene di vita privata e in cui l’affetto e la complicità tra i due sovrani è evidente, palpabile anche a distanza di secoli. 

Nessuno era mai riuscito a “vedere” la vita del faraone e della sua sposa così da vicino e in maniera tanto realistica. Il legame tra Akhenaton e Nefertiti fu forte, saldo, basato sull’amore (ma, non dimentichiamolo, anche su una rigida ripartizione dei ruoli e dei doveri). 

Akhenaton e la sua famiglia
in venerazione di Aton.
Museo Egizio del Cairo.
Come è possibile, dunque, che un tale rapporto sia andato perduto, offuscato dal tempo e da chissà quale altro evento? Tra il quinto e il sesto anno di regno Akhenaton si stabilì nella sua nuova città. 

Dopo il dodicesimo anno, però, accanto a lui nelle raffigurazioni ufficiali comparve la figlia Meritaton, avuta da Nefertiti, ma non più quest’ultima. Gli studiosi ipotizzarono addirittura che la coppia reale si fosse separata, ma sembra quasi certo che la regina non lasciò Akhetaton e che, anzi, vi morì nell’anno 14 del regno di Akhenaton. 

Gli ultimi anni furono segnati da incertezze, difficoltà politiche, problemi di successione su cui gli egittologi si arrovellano ancora oggi. Tutto quello di cui parleremo da qui in avanti non è mai stato provato, almeno finora. 

Si tratta solo di supposizioni e, come tali, devono essere prese. Per alcuni studiosi Nefertiti fu tra le vittime di una improvvisa epidemia, ma questa tesi non trovò riscontri, né convinse davvero come, pure, la possibilità della caduta in disgrazia che sembra, ormai, sorpassata.

La teoria che, invece, continua a far riflettere gli egittologi vedrebbe Nefertiti come coreggente di Akhenaton o, addirittura, protagonista di una sorta di “cambio di identità”. La regina sarebbe divenuta Ankhkheperura Neferneferuaton e con questo nome avrebbe governato insieme con Ankhesenpaaton, ovvero la stessa Meritaton. 

Il brevissimo regno di Neferferuaton/Nefertiti si collocherebbe tra la morte di Akhenaton e l’ascesa di Tutankhamon. Teorie molto fantasiose, queste, che giocano sui dubbi che circondano la fine del regno di Akhenaton e, come già detto, la sua successione.

Non è stato possibile identificare Ankheperura Neferneferuaton. Sappiamo, invece, che nell’anno 12 circa compaiono, nella raffigurazione della tomba di Merira, Akhenaton, Meritaton e Neferneferuaton Smenkhara (da non confondere con Ankheperura Neferneferuaton).

Questa potrebbe essere la prova di una possibile coreggenza di Akhenaton e Smenkhara. Non sappiamo altro di quest’ultimo, a parte il fatto che morì a venti anni. Forse governò anche da solo, subito prima di Tutankhamon, ma anche questo non possiamo sostenerlo con certezza.

Nel 2003 l’archeologa Joann Fletcher, dell’Università di York, arrivò a identificare Smenkhara con Nefertiti, ipotizzando che il corpo mai ritrovato della regina fosse, in realtà, quello della “Young Lady”, una mummia scoperta nel 1898 nella Valle dei Re.

L’archeologo Zahi Hawass, per nulla convinto da queste teorie, effettuò una tomografia e un esame del DNA sulla mummia, rivelando che non di Nefertiti si trattava, bensì della sorella di Akhenaton, figlia della regina Tiy. I misteri della fine di Nefertiti e della sua sepoltura sono ancora avvolti dalle nebbie del dubbio, del caos e del tempo, dando vita a una leggenda che, forse, non conoscerà mai un epilogo.


Bibliografia

Grimal Nicolas, “Storia dell’Antico Egitto”, Editori Laterza, 1992; 

Quilici Brando, Hawass Zahi, “Enigma Nefertiti. Il più grande mistero dell’Antico Egitto”, Mondadori, 2017; 

Jacq Christian, “L’Egitto dei grandi faraoni”, Mondadori 1998; 

Jacq Christian, “La grande sposa Nefertiti”, Mondadori, 1999;

Jacq Christian, “Nefertiti”, Famiglia Cristiana, 2001.

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